Costo dell’Energia e Green Deal: perché le Rinnovabili sono la strada giusta da sostenere con decisione

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Bologna, 27 maggio 2025 – L’Assemblea nazionale di Confindustria ha riportato al centro del dibattito due temi chiave per la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane: l’emergenza del costo dell’energia e il rapporto, ancora controverso, con il Green Deal europeo. Il presidente Emanuele Orsini ha lanciato un messaggio chiaro: servono interventi urgenti e strategie industriali coerenti. Ma in questa complessa congiuntura, una certezza rimane: le fonti rinnovabili rappresentano l’unica via strutturale per affrontare entrambe le sfide.

Il paradosso del costo energetico

Le imprese italiane continuano a pagare un prezzo dell’energia significativamente più alto rispetto ai principali competitor europei. A pesare sono sia le accise, sia una dipendenza ancora troppo marcata da fonti fossili e mercati esteri. Questo incide direttamente sui margini aziendali, sull’attrattività del sistema Paese e sulla tenuta occupazionale.

L’incremento del costo energetico non è un’anomalia passeggera, ma il sintomo di una fragilità strutturale: un sistema ancora troppo esposto alla volatilità geopolitica e ai limiti delle fonti non rinnovabili.

Eppure la soluzione è davanti ai nostri occhi.

Green Deal: ideologia o visione?

Durante l’assemblea, non sono mancate critiche al Green Deal europeo, considerato da molti imprenditori un piano eccessivamente ideologico, distante dalle esigenze delle PMI. È una posizione comprensibile, se si guarda al Green Deal come a un insieme di vincoli e divieti.

Ma c’è un altro modo di leggerlo: il Green Deal è una visione industriale. Una road map verso un’economia meno vulnerabile, più innovativa, capace di creare filiere nuove e sostenibili. È una politica di lungo termine che, se accompagnata da investimenti adeguati e semplificazioni burocratiche, può diventare un volano per la competitività.

Perché le rinnovabili sono la risposta

Fotovoltaico, eolico, geotermia e accumulo sono più che soluzioni ambientali: sono asset strategici. Ogni impianto installato riduce la dipendenza dall’importazione, stabilizza i costi nel lungo periodo e genera valore aggiunto per il territorio. Le comunità energetiche, il noleggio operativo, gli incentivi al fotovoltaico industriale sono strumenti già attivi e scalabili.

In questo senso, non è il Green Deal a essere sbagliato, ma l’assenza di una politica industriale che lo accompagni con concretezza.

La necessità di un piano d’investimento

Serve un piano straordinario di investimenti pubblici e privati. Non solo per incentivare l’installazione di impianti, ma per creare ecosistemi industriali intorno alle rinnovabili: filiere manifatturiere, formazione tecnica, ricerca su accumulo e idrogeno verde. È questo che trasforma un obbligo ambientale in un vantaggio competitivo reale.


In conclusione

Il grido d’allarme di Confindustria sul costo dell’energia è legittimo. Le preoccupazioni sul Green Deal vanno ascoltate. Ma la risposta non può essere un passo indietro. Al contrario: occorre rilanciare con coraggio, supportando le imprese che investono nelle rinnovabili e costruendo un’industria energetica moderna, autonoma e sostenibile.

Il tempo di agire non è domani. È adesso.